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Sochi, un’atleta al giorno: Bogdana Matsotska, che ha abbandonato i Giochi

Niente slalom a Krasnaja Poliana per la ventiquattrenne atleta della nazionale ucraina che ha deciso di tornare in patria dopo quanto accaduto a Kiev, dove è di nuovo esplosa la violenza. "Mi rifiuto di gareggiare ancora", ha scritto su Facebook

Bogdana Matsotska oggi non infilerà gli sci, niente slalom a Krasnaja Poliana. Probabilmente sarà già rientrata a Kiev mentre le sue colleghe gareggeranno per l’oro. Perché la ventiquattrenne atleta della nazionale ucraina ha deciso di abbandonare i Giochi dopo quanto accaduto a Kiev, dove è di nuovo esplosa la violenza in piazza.

L’Ucraina sull’orlo della guerra civile ha fatto irruzione ai Giochi e non poteva essere altrimenti. La decisione di lasciare Sochi Bogdana l’ha presa per prima, insieme ad altri dei 43 atleti presenti. “Alcuni di loro hanno deciso di ritornare a casa”, ha riferito ieri Mark Adams, portavoce del Comitato olimpico, che citando Sergei Bubka (ex atleta e presidente del Cio ucraino), “rispetta la loro decisione”.

Non si sa chi siano, né quanti finora abbiano trovato un aereo per rientrare a casa, ma di certo lo ha fatto la maggior parte di coloro che hanno già gareggiato: a dissuaderli non è bastato il minuto di silenzio che in ricordo delle vittime la delegazione ha rispettato, tutti in piedi a tenere la bandiera con il gruppo dirigente. Non sono stati neanche autorizzati a mettere una fascia nera al braccio in segno di lutto perché il Cio in nome della “neutralità” della Carta olimpica, lo ha proibito.

L’unica indicazione ufficiale è stata l’esortazione a fare del proprio meglio “perché la bandiera ucraina sventoli sul podio”. Anche il popolarissimo ex campione Bubka si è detto “scioccato”, e tra i molti che si sono esposti ci sono già le fondiste Marina Lisogor e Katerina Serdiouk.

Bogdana Matsotska ha preso una durissima posizione nei confronti del Cio: “Mi rifiuto di gareggiare ancora”, ha scritto su Facebook, accusando il presidente Yanukovich di “irresponsabilità” e manifestando la sua “solidarietà ai combattenti”. E suo padre, che è anche il suo allenatore, è intervenuto insieme a lei postando su Fb: “Entrambi siamo estremamente arrabbiati per le ultime azioni del presidente Viktor Yanukovych, che invece di risolvere il conflitto attraverso i negoziati (nei quali confidavamo quando siamo partiti per Sochi) ha annegato nel sangue le ultime speranze della nazione”, ha scritto.

Entrambi protestano “contro le azioni criminali verso i manifestanti, l’irresponsabilità del presidente e del suo governo servo”, concludendo: “Ci rifiutiamo di gareggiare ancora”.

Certamente rinunciare a Bogdana è costato moltissimo: a Vancouver quattro anni fa non era stata molto fortunata e a Sochi non era andata oltre il 27mo posto nel Super G. Lo slalom di oggi poteva essere un’occasione di riscatto per questa combattiva ragazza.

Poliglotta (parla cinque lingue), appassionata di viaggi e di fotografia, grande lettrice e amante della danza, la sua grande grinta l’ha dimostrata quando – dopo l’incidente al ginocchio nel 2006 – anziché dodici mesi ce ne mise quattro a riprendersi.

A Bormio ha vinto tre anni fa un premio di cui va fiera, l’International Matteo Baumgarten Prize, che viene dato ai giovani atleti che ottengono risultati eccellenti nella formazione e nello sport. Più di una volta è stato il suo caso, ma per adesso il suo sogno olimpico finisce qui.