
Meghan ha sei anni e sogna la maglia del Canada quando chiede a suo padre Nino di mollare il pattinaggio di figura per giocare a hockey, uno dei suoi sogni per arrivare un giorno a indossare una maglia con la foglia d’acero sul petto, il simbolo del suo paese.
Oggi se vi collegherete e guardate per caso i giochi di Sochi avrete grandissime possibilità di vederla in azione – il torneo si snoda su dodici giorni fino al 20 – magari mentre assesta uno dei suoi fantastici colpi da mancina e segna: lo ha fatto anche tre giorni fa, in occasione del del suo compleanno.
È potente, l’eclettica Meghan, soprannome Gus, le idee chiare sin da piccola, appassionata di golf e studentessa di criminologia. Gioca nel Montreal Star, club al top tra le squadre canadesi ed ha già partecipato a Vancouver e Torino, entrambe le volte portando a casa l’oro che ora deve difendere in Russia. Che poi l’hockey su ghiaccio e Olimpiade è sempre stato un affare tra squadre al di là dall’Oceano, tra Stati Uniti e Canada.
Sposata ad un allenatore (Marco Marciano) e sorella di un altro giocatore, Meghan ha ventisette anni e ha debuttato solo dieci anni fa: nel 2006 a Torino era la giocatrice più giovane del suo team olimpico e “vincere nel paese di cui è originario suo padre è qualcosa che non si dimentica mai” (né i suoi nove goal e i sei assist nel capoluogo piemontese sono passati inosservati).
Ma l’hockey non è l’unico mondo di “Gus”: ha creato una sua fondazione con la quale aiuta i bambini che non hanno mezzi economici a giocare al suo amato sport e insieme al marito ha messo su una scuola (l’Agosta’s High Performance Hockey Academy) nell’Ontario, dove si dedica alla formazione e organizza campus estivi. La finanzia anche con il suo vino
che presto sarà acquistabile sullo shop online del suo sito. E magari andrà bene per festeggiare quello che sogna oggi, il terzo oro olimpico. Arriverà giovedì sera?
