
Immaginate un ospedale colorato, accogliente, caldo. Dove il grigio ha lasciato il posto al blu, al giallo, al verde.
Immaginate di poter entrare e di abbandonare per un attimo il senso di angoscia che accompagna le visite, i controlli, gli interventi.
Grazie a “Medicina a Misura di Donna” tutto questo è possibile.
La fondazione nasce nel 2009 da un’esigenza: rendere gli ospedali più vicini ai bisogni femminili. E parte da una struttura in particolare, il Sant’Anna di Torino, un’eccellenza a livello internazionale.
Nel 1728 è la prima scuola Ostetrica d’Europa, nel 1967 è qui che viene realizzata la prima fecondazione in vitro in un ospedale pubblico in Italia nel 1984. Definito la culla d’Europa, conta 8000 parti l’anno, 12 mila interventi chirurgici ginecologici, 121 mila prestazioni ambulatoriali e oltre 570 mila prestazioni di alta specializzazione.
Dieci donne impegnate in diversi ambiti professionali, dalla manager, al medico, all’impiegata, investono energia, tempo e anche denaro, per creare la fondazione ed essere operative da subito: “Volevamo andare oltre l’idea dell’evento, del momento spot. La nostra intenzione era ed è portare avanti un lavoro tra pubblico e privato per venire incontro alle necessità delle donne, per umanizzare l’ambiente”.
Caterina Seia, vice presidente della fondazione, è il motore del gruppo insieme alla presidente Chiara Benedetto, guida del Corso di Laurea in Ostetricia dell’Università di Torino e dell’European Board and College of Obstetrics and Gynaecology nonché direttore del presidio ospedaliero del Sant’Anna.
“Ci sono studi che dimostrano che l’ambiente che ci circonda è importante per i processi di guarigione, per l’approccio che si ha verso le cure, per lo stato d’animo con cui si affrontano le difficoltà, anche quelle di una gravidanza” specifica Seia.
La fondazione ha fatto ricerche, parlato direttamente con pazienti, infermiere, persone che a vario titolo frequentano l’ospedale, e nel 2010 ha avviato i primi lavori di sistemazione degli interni.
E l’ingresso, cupo e scuro, si trasforma in un’esplosione di colori.
Negli ultimi tre anni la fondazione ha raccolto oltre 400 mila euro da privati per interventi sul pubblico e ha ridisegnato gli ambienti interni del Sant’Anna anche grazie al community working: “Cento manager di aziende di 22 Paesi, uomini e donne, hanno concluso un loro percorso formativo lavorando una giornata in ospedale e colorando le pareti”, racconta la vice presidente. “Persone che non prendevano in mano i colori da quando erano bambine hanno letteralmente trasformato l’ambiente che le circondava”.
Ora il Sant’Anna ha due scale gemelle colorate, corridoi dipinti, ingressi alle sale rinfrescati. Undici spazi pensati per far sentire a proprio agio, allontanare le preoccupazioni.
Il futuro porterà altre aree affrescate, come il sotterraneo dove sorgerà un giardino grazie alla donazione di un’opera d’arte di un artista italiano. “L’azione pittorica condivisa è funzionale al miglioramento dell’ambiente ed è stata esportata anche in altri edifici come scuole e teatri”.
L’arte come accoglienza, percorso di fiducia, insegnamento al rispetto.
In questo contesto si inserisce anche il nuovo progetto della fondazione “Medicina a Misura di Donna”, “Nati con la cultura“. L’iniziativa offre un ingresso gratuito ai bambini nati al Sant’Anna e alle loro famiglie a Palazzo Madama a Torino.
“Persino i tempi di guarigione dalle ferite sono più veloci se ci sono belle sollecitazioni visive – commenta Seia – Questo lavoro si sta sviluppando anche in altre città come Lecce, Siena, Brescia. L’importante è intervenire sull’accoglienza e sulla costruzione di un senso di positività uscendo dall’esperienza singola e creando processi di condivisione”.
