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Fabiola Gianotti, prima donna direttrice generale del Cern

“Il Centro di Ginevra celebra le diversità – ha sottolineato la scienziata in conferenza stampa- si tratti di età, nazionalità o genere”. Grande soddisfazione per la ricerca italiana, frutto della reputazione scientifica che il nostro paese ha saputo mantenere nonostante le ristrettezze

Fabiola Gianotti è una fisica d’acciaio. La rivista Time nel 2012 le ha dedicato una copertina e l’ha messa al quinto posto fra le persone più influenti dell’anno. È stata lei a illustrare il 4 luglio 2012, in un’aula del Cern gremita fino all’inverosimile, i risultati della collaborazione Atlas, uno dei due principali esperimenti che confermavano la scoperta del bosone di Higgs. È stata lei ad abbracciare in quella stessa aula Peter Higgs, commosso fino alle lacrime, il fisico che quel bosone aveva ipotizzato quarant’anni prima e che in seguito ai risultati del Cern è stato insignito nel 2013 del Premio Nobel insieme a François Englart.

Perciò se la merita tutta, Fabiola Gianotti, la nomina a Direttore Generale del Cern, che le è stata appena conferita. Dal 1 gennaio 2016 la fisica romana sarà la prima donna a guidare il massimo centro mondiale per la ricerca sulle particelle elementari (12000 ricercatori di 21 nazioni) per i successivi cinque anni. Dopo una selezione durata un anno il suo nome è stato preferito a quello del britannico Terry Wyatt, dell’Università di Manchester, e dell’olandese Frank Linde, direttore del Nikhef (Istituto nazionale di fisica subatomica).

Gianotti prende il posto di Rolf Heuer che ha guidato il Cern dal 2009. È un’enorme soddisfazione per la ricerca italiana, il frutto della reputazione che il nostro paese ha saputo costruire in decenni di attività sempre svolta al massimo livello di competenza e che ha saputo mantenere nonostante le incredibili ristrettezze in cui si dibatte la ricerca italiana.

Il Cern mantiene nella sua storia un segno italiano: tra i suoi padri fondatori c’è il fisico Edoardo Amaldi, a cui si deve il merito di aver portato a buon fine (insieme al francese Pierre Auger) il progetto di un laboratorio internazionale di ricerca fondamentale all’indomani del secondo conflitto mondiale, in un’atmosfera di paura per la minaccia nucleare e di diffidenza reciproca tra stati. Un’eredità ben presente a Gianotti che, nel corso della conferenza stampa organizzata al Cern, ha voluto ricordare come tra gli asset del Centro di ricerca, oltre alla scienza alla tecnologia e all’istruzione, c’è anche la pace.

A Gianotti spetterà il compito di lanciare il Cern verso nuovi obiettivi: nel 2015, dopo lo stop programmato, riprenderà la sua piena operatività l’Lhc (Large Hadron Collider), la macchina dove si scontrano le particelle, dove è stato scoperto il bosone di Higgs e dove si aspettano nuovi risultati. Ma dovranno andare avanti anche nuovi progetti di macchine ancora più potenti, progetti che in fisica si realizzano in decenni. Gianotti ha detto di voler affrontare una ricerca e sviluppo nel campo delle alte energie a costi accessibili.

Nel suo mandato si occuperà anche di promuovere la presenza delle scienziate: “Il Cern celebra le diversità – ha sottolineato la scienziata in conferenza stampa- si tratti di età, nazionalità o genere” per poi aggiungere: “Quando ero agli inizi della mia carriera mi ispirò la lettura di una biografia di Marie Curie. Mi affascinava il fatto che lei preparasse la zuppa e un minuto dopo si spostasse nella stanza a fianco per lavorare ai suoi esperimenti sulla radioattività. Era una scienza vicina alle attività quotidiane”. E già, il solito segreto delle donne. Ma poi, ha concluso Gianotti con l’ironia che la contraddistingue: “Certo nel mio caso non potevo mettere Atlas in cucina”.