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Agnese Fazio, in giro per il mondo a caccia di meteoriti

È partita a diciannove anni dalla Sicilia con la passione per i vulcani, e arrivata fino in Antartide sulle tracce di frammenti caduti dallo spazio, storie di 4 miliardi e mezzo di anni fa. Ora la geologa siracusana è alle prese con un cratere in Egitto e racconta le sue ricerche sul suo blog

“Volevo diventare vulcanologa. Avevo cominciato a studiare a Pisa con quest’idea, ma un bel giorno il mio professore mi mise davanti una piccola roccia e mi chiese: ‘Hai mai pensato di occuparti di meteoriti?’ Qualcosa che arrivava direttamente da 4 miliardi e mezzo d’anni fa era finito tra le mie mani. Sembrerà stupido ma questo pensiero mi diede i brividi. Ecco, la passione è nata così”.

No, non sembra stupido affatto. Un colpo di fulmine, le grandi passioni nascono spesso così, ha portato Agnese Fazio, geologa dell’Università di Pisa, sulle tracce delle meteoriti. Era partita a diciannove anni dalla terra dell’Etna con la passione per i vulcani, era arrivata a Pisa “perché da ogni ricerca in internet sull’argomento usciva sempre quell’università tra le prime”. Ora, quando non esplora la campagna pisana con la sua bici, Agnese esplora il mondo a caccia di meteoriti. Si è spinta fino in Antartide per questo: tra il novembre 2012 e il gennaio 2013, ha preso parte alla XXVIII spedizione del PNRA (Programma nazionale di ricerche in Antartide) per il suo dottorato di ricerca.

E se noi profani associamo alle meteoriti paure ancestrali che qualche volta si materializzano pure (ricordate il bolide di Čeljabinsk?) la realtà è ben più ricca. Come spiega la stessa Agnese nel suo blog, perché la geologa siracusana appartiene a quella sempre più folta categoria di giovani ricercatori che oltre a farla, la ricerca, amano anche condividerla con i non esperti.

È stata da poco aperta a Roma la mostra Meteoriti. Quando lo spazio comunica (fino al 2 novembre al Palazzo delle Esposizioni), con le collezioni del Museo di Mineralogia dell’Università La Sapienza di Roma. Cosa ci insegnano le meteoriti?

Sulla Terra cadono meteoriti quotidianamente, ma ce ne accorgiamo solo per una piccola parte. Ne otteniamo informazioni sulla storia del sistema solare e sui processi geologici che hanno portato alla formazione della Terra. Possiamo capire se aspettarci di trovare acqua nel sistema solare e perfino la vita. In effetti sono lo strumento più economico per studiare il sistema solare, l’alternativa sono gli studi astronomici a distanza o l’invio di sonde spaziali.

Le meteoriti non arrivano solo dagli asteroidi, ma anche dalla Luna o da Marte. Come succede?

Impatti molto violenti sulla superficie della Luna o di Marte sono in grado di lanciarne frammenti nello spazio; poiché la Luna e Marte sono corpi celesti più piccoli della Terra, la velocità di fuga è minore ed è più facile per questi frammenti sfuggire al campo gravitazionale.

E rispetto ai campioni lunari portati dagli astronauti del programma Apollo, per esempio, cosa apprendiamo dalle meteoriti lunari?

Gli astronauti sulla Luna hanno campionato un’area ristretta, quella dove sono allunati. Abbiamo una conoscenza parziale del suolo lunare, le meteoriti possono provenire invece da qualunque regione lunare e ci danno un’informazione più completa.

Lei è andata in Antartide a caccia di meteoriti. Cosa ha fatto esattamente?

Eravamo in tre: il responsabile del progetto, Luigi Folco, Maurizio Gemelli e io. Abbiamo compiuto escursioni giornaliere in elicottero nelle zone del cosiddetto ghiaccio blu (le aree dove il ghiaccio è più vecchio) in prossimità della catena Transantartica alla ricerca di campioni di meteoriti. Ne abbiamo trovate 111, circa 10 kg. Abbiamo riportato anche diversi chili di sabbie della zona deglaciata ad alta quota contenenti micrometeoriti.

E quali risultati avete trovato?

Gli studi non sono completati, ma nella nostra spedizione abbiamo avuto due ritrovamenti importanti: una meteorite lunare e una condrite carboniosa. Quest’ultima è il materiale più primitivo del sistema solare, quello che ha subìto le minori modificazioni dal momento in cui il sistema solare si è formato. Le condriti carboniose non hanno subìto processi di fusione estensiva che ne hanno modificato la composizione chimica, perciò in molte di esse sono state trovate le tracce di ciò che c’era prima del sistema solare e perfino degli aminoacidi, le basi della vita.

Perché le meteoriti si cercano in Antartide o nei deserti?

Nei deserti per il contrasto di colore, per l’assenza di urbanizzazione e soprattutto per il clima arido: le meteoriti sono instabili sulla Terra, che ha un clima molto ossidante tendente a corroderle; nei deserti, sia freddi che caldi, la bassa umidità tende a preservarle per un tempo lungo.
In Antartide il ghiaccio funge da nastro trasportatore per le meteoriti; il ghiaccio scorre lentamente trasportando le meteoriti intrappolate, ma quando trova un ostacolo, come in prossimità di una catena montuosa, si accumula; poi viene eroso dall’azione del vento e dall’ablazione solare e le meteoriti emergono.

E in Italia se ne trovano?

Ci sono 30-40 ritrovamenti. Ma non esiste un censimento e una ricostruzione storica esatta. È un’idea di ricerca su cui lavorare.

Lei è la prima italiana a vincere una borsa di studio della Barringer Crater Company, la società che gestisce il famoso Meteor Crater in Arizona. Per quale studio?

Studierò un piccolo cratere da impatto creato circa 5mila anni fa e scoperto nel 2008, il Kamil Crater in Egitto. Più esattamente, gli effetti che l’impatto di una meteorite ha prodotto sulle rocce colpite, le arenarie. Per le alte pressioni la struttura dei minerali presenti cambia: dal quarzo si formano coesite e stishovite, dal carbonio il diamante. Si tratta di capirne bene i processi di formazione.

Nel suo futuro cosa vede?

Una borsa post-dottorato all’estero, forse in Germania, dove c’è un progetto nazionale molto grande sui crateri d’impatto, lì c’è una tradizione storica forte su questo tipo di studi. Però vorrei che fosse una permanenza fisiologica, come avviene nella ricerca estera; vorrei tornare in Italia dopo qualche anno riportando il mio bagaglio nuovo di conoscenze.