
Chiara Burberi è docente, consulente, manager e “imprenditrice seriale”, nonché cofondatrice di Redooc, acronimo di Rethink Education! Rewarded Education, un nuovo modo di pensare la matematica e di insegnarla agli studenti del liceo. Secondo Burberi, la matematica è la base di Stem, un altro acronimo che sta per Science, Technology, Engineering, Math (ovvero scienze, tecnologia, ingegneria e, appunto, matematica), cui Chiara aggiunge volentieri arte e creatività, trasformando Stem in Steam.
Se tutto questo può sembrare terribilmente complicato, il compito di Redooc è invece proprio quello di far diventare semplice e accessibile la matematica anche a chi ha sempre pensato di non capirci un tubo. E basta chiacchierare con Burberi per convincersi che c’è speranza anche, e forse soprattutto, per quelle ragazze cui è stato detto “tu sei femmina, per la matematica non sei proprio portata”.
Il 23 aprile un gruppetto di studentesse del liceo potrà avere un assaggio del metodo Redooc e incontrare Chiara grazie ad un evento Stem presso l’università La Sapienza organizzato da Microsoft all’interno del contenitore La nuvola rosa. “Si tratterà di un paio di workshop sulla matematica per le ragazze. Le faremo giocare e riflettere sull’importanza della matematica e delle equazioni nel mondo reale, cercando di esaltare la loro capacità di osservazione e di ascolto reciproco”.
Come è nata la tua passione per la matematica?
Mi è sempre piaciuta moltissimo perché l’ho sempre vista come un mix di logica e numeri: contare le finestre, trovare le simmetrie e asimmetrie, giocare con le immagini, provare a vedere le cose in un modo diverso. La matematica è meravigliosa ma bisogna saperci scherzare un po’, eliminando tutto ciò che è statico e formale e facendola diventare una materia tua, vista attraverso la tua immaginazione, le tue risorse, e il tuo modo di essere.
Come è nato Redooc?
In realtà volevo creare una banca online e Nico Ammendola, il cofounder di Redooc che ha la metà dei miei anni, voleva mettere su un network di negozi di frullati. Ma avevamo una passione comune per l’istruzione e c’eravamo stufati di leggere certi articoli agghiaccianti in cui tutti si lamentavano dell’ignoranza dei ragazzi italiani. E ci siamo chiesti: perché non fare davvero qualcosa per aiutare questi ragazzi? Qualcosa che dia loro gli strumenti per lavorare in questo mondo così competitivo? Quegli strumenti sono le materie scientifiche, in particolare la matematica, che non è altro che la capacità di strutturare un pensiero logico, non un mero calcolo mnemonico. Soprattutto, volevamo divertirci e svecchiare una materia da sempre considerata noiosa.
Come si rende la matematica divertente?
Semplificandola, e semplificare è la cosa più complicata di questo mondo. Cerchiamo di mostrare ai ragazzi che le piccole e grandi cose di tutti i giorni sottintendono una formula matematica, magari un’equazione. Scegliere come spendere dieci euro tra le varie opzioni disponibili in effetti è un’equazione. Gestire un budget per una vacanza con variabile x numero di giorni probabilmente è una disequazione. Così la matematica diventa divertente perché è quotidiana, semplice, è attorno a te, e te la facciamo riconoscere.
Mia madre sosteneva che le donne non sono portate per la matematica. Perché ci sono tanti dubbi sul talento femminile in questo campo?
Perché le nostre mamme sono state cresciute anche peggio di come loro hanno cresciuto noi. Un paio di settimane fa ho fatto una chiacchierata con un dirigente molto affermato che mi raccontava che anche sua madre gli diceva che non era portato per la matematica, e a lui non era mai andato giù. Ecco, la differenza è che agli uomini non va giù, infatti lui si è laureato in economia ed è diventato un grande banker. Le donne invece si convincono che forse le loro mamme hanno ragione.
Dunque è il modo in cui reagisci a questo dubbio che fa la differenza?
Sì, perché l’uomo tipicamente reagisce dicendo: questa è una sfida, ti dimostro che ce la faccio. La donna tipicamente dice: effettivamente è vero, faccio veramente fatica, quindi lascio perdere. Il che è drammatico perché tarpa le ali anche ai grandi talenti, a donne cresciute sentendosi dire: come sei brava, che bel voto che hai preso, quanto sei intelligente. Poi quando non riescono a fare un’equazione pensano: allora non sono così intelligente, perché questo non lo so fare. I ragazzi sono abituati a provarci e riprovarci. Le ragazze invece concludono: non è alla mia portata, dunque “mollo”.
Il che è curioso perché in altri ambiti le donne non mollano mai, sono perseveranti all’estremo.
Perché le donne devono anche vedere i risultati. Il che è paradossale, perché la matematica vera è quella delle domande, non delle risposte, e i risultati autentici, in matematica, sono fatti dai lateral thinker. Le donne, per cultura e per come ci hanno allevato, sono abituate a seguire le regole, ad essere disciplinate, a tenere in ordine, e in questo siamo bravissime, delle macchine da guerra. Quando invece dobbiamo uscire un po’ dagli schemi e vedere le cose in modo diverso siamo plafonate, o ci autoplafoniamo. Gli uomini invece tendono a vedere le cose in modo libero dagli schemi.
Che cos’altro “frega” le ragazze?
Il fatto che non le abituiamo a pensare che niente è impossibile. Non si nasce geni solitari, e non si nasce neanche negati. Se c’è del talento, poco o tanto, va coltivato. E non siamo abituati a raccontare alle ragazze che la perseveranza è quello che fa la differenza nel raggiungere il successo. Le tante donne in gamba che ci sono oggi, ancora poco note ma che stanno cominciando a fare notizia, si sono tutte fatte un gran mazzo. E hanno fatto un grande investimento su se stesse: i loro curriculum che fanno paura.
Il futuro dell’Italia passa dalle donne?
Secondo me passa da tutti noi. Io sono molto femminista ma anche molto equilibrata. E se dovessi scommettere su qualcuno, scommetterei sui ragazzi: del resto, il futuro sono loro.
Che cosa insegni ai tuoi figli?
Ne ho due: Maria Stella di 9 anni e Rocco di 7. Cerco di insegnare loro il valore della diversità, e poi tanta curiosità, passione e perseveranza, che penso siano le cose che ti guidano e ti sorreggono sempre nella vita, anche personale. Ripeto loro di essere interessati a tutto, perché tutto torna utile in modo insospettabile, di avere passione perché è bello svegliarsi la mattina sorridendo, e perseveranza perché se molli non porti a casa nulla.
Una curiosità: sei nata rossa o sei “rossa dentro”?
Mio padre era rosso, mio figlio è rosso tiziano, io sono nata bionda ma sono assolutamente rossa, dentro e fuori.
