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Quella lunga catene di donne che spezza il pregiudizio

Milioni di donne indiane hanno formato una catena umana di 620 chilometri nello Stato del Kerala a sostegno dell'uguaglianza di genere.

Seicento chilometri. Più della distanza tra Roma e Milano. Seicento chilometri di donne le une accanto alle altre. Seicento chilometri di protesta. Il 2019 in India si è aperto così, con una straordinaria catena umana di tre milioni di donne che protestano contro le discriminazioni di genere e chiedono la cancellazione del divieto di ingresso nel Tempio di Sabarimala, nel Kerala, uno dei luoghi più sacri per gli induisti. Alla protesta si sono uniti anche migliaia di uomini, creando una seconda fila dietro quella delle donne.
 
Il divieto religioso di ingresso per le donne in “età da mestruazioni”, tra i 10 ai 50 anni, è antico ma era stato formalmente eliminato dalla Corte Suprema del Kerala, che lo aveva giudicato discriminatorio. Eppure molti uomini hanno continuato a impedire l’accesso alle donne.
 
È di fronte a questo ennesimo sopruso che è arrivato un singolare Basta. E il giorno dopo la marcia, il 2 gennaio, quella catena e quel pacifico e silenzioso Basta hanno fatto sì che Bindu Ammini, 40 anni, e Kanaka Durga, 39, entrassero a Sabarimala per la prima volta, scortate dalla polizia. Una volta entrate hanno lasciato un’offerta votiva ad Ayyappa, la divinità a cui il tempio è dedicato, e poi sono uscite, tra le proteste di alcuni fedeli indignati.
 
E violente proteste sono scoppiate in tutto il Kerala subito dopo. Scuole e negozi sono rimasti chiusi e gli autobus hanno smesso di circolare perché i dimostranti hanno bloccato le autostrade e le principali strade dello stato. I manifestanti sostenuti dal BJP hanno chiesto una chiusura totale dello stato del Kerala, con scuole, università e negozi serrati in segno di protesta.
 
Dal mese di ottobre c’erano stati numerosi tentativi di ingresso al tempio da parte di donne in età fertile, tutti respinti da gruppi di fedeli appartenenti alla Sangh Parivar, un’unione di gruppi estremisti hindu, rendendo di fatto inapplicabile la sentenza della Corte Suprema.
 
Sabarimala, dopo l’ingresso delle due donne, è restato chiuso per l’ora successiva per consentirne la “purificazione”.
 
Ma la frontiera è stata attraversata. E una nuova storia sembra essersi messa in cammino.