
“Per troppo tempo le donne non sono state ascoltate o credute anche quando osavano dire la verità sul potere degli uomini. Ma ora il loro tempo è al termine”. A Oprah Winfrey è bastato pronunciare poche parole appassionate dal palco dei Golden Globes per infiammare il pubblico: . e passare, poi, alla parola “candidatura” e “Casa Bianca” è stato un attimo. E’ che i punti di riferimento ideali, ai tempi di Trump, scarseggiano e ovunque si intraveda il pulsare di una passione là automaticamente si accende una speranza.
È così che la speranza Oprah Winfrey si è messa in cammino, in una serata in cui le star erano vestite in nero in segno di solidarietà con le donne vittime di molestie.
“Un nuovo giorno è all’orizzonte”, ha detto Oprah, “e quando il nuovo giorno finalmente sorgerà, sarà perché tantissime magnifiche donne, molte delle quali sono qui questa sera, ed alcuni uomini fenomenali, avranno lottato duro per fare sì che siano loro i leader che ci porteranno in un’epoca in cui nessuno dovrà di nuovo dire ‘me too'”, ha concluso riferendosi al movimento di denuncia delle molestie che si è sviluppato con l’hashtag #metoo.
Oprah for president, dunque. Oprah che è stata una delle principali sostenitrici di Barack Obama di cui è amica personale. Ma in realtà il suo discorso, più che un manifesto politico, è stato piuttosto il suono di una riscossa che parte da lontano. Ha citato attiviste per i diritti civili, come Rosa Parks e Recy Taylor, afroamericana dell’Alabama che nel 1944 lottò per aver giustizia dopo essere stata violentata, scomparsa il mese scorso all’età di 97 anni.
Alla Winfrey è stato conferito il Cecil B. DeMille Award, premio alla carriera riservato a personalità di Hollywood che hanno avuto un particolare impatto nel mondo delle spettacolo. Judy Garland è stata la prima donna alla quale è stato conferito nel 1962 e Sidney Poitier il primo afroamericano nel 1982.
E Oprah è proprio l’alter ego di Sidney, essendo la prima afroamericana a ricevere questo riconoscimento. Ha quindi ricordato la sua emozione quando da bambina vide Poitier, primo attore afroamericano, ricevere l’Oscar nel 1964: “non avevo mai visto un nero celebrato in quel modo – ha detto – ho cercato molte volte di spiegare quello che un momento del genere significò per una bambina che guardava la tv da un divano da pochi soldi mentre mia madre tornava a casa, con le ossa rotte per aver pulito le case degli altri”.
“E non mi sfugge – ha aggiunto con le lacrime agli occhi – che in questo momento ci sono delle bambine che stanno guardando me, prima donna afroamericana, ricevere questo premio. E’ un onore ed un privilegio dividere questa serata con tutte loro”. Riscatto, orgoglio, sprone. Ma nella scarsità e nel deserto attuali bastano per diventare i segnali di una rivoluzione.
