Politica ed Economia
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Maria Luisa Cosso, tra le prime donne italiane a guidare un’azienda

Nata nel 1938 a soli 20 anni perse padre e fratello e si trovò alla guida della Corcos, l’azienda di famiglia che produce componenti per auto. Furono gli operai a chiederle di prendere le redini dell’attività. Oggi Cavaliere del lavoro dirige la sua Fondazione

“Alle giovani dico: siate preparate e mettete passione in ciò che fate”. È questo il consiglio che l’imprenditrice pinerolese Maria Luisa Cosso condivide con le donne che oggi hanno voglia di lanciarsi in un’attività in proprio. La sua storia è nota a molti: a soli vent’anni perde il padre e il fratello e si trova catapultata alla guida della Corcos, l’azienda di famiglia che produce componenti per auto. Sono i suoi stessi operai a chiederle di prendere le redini dell’attività.

Nonostante la giovane età Maria Luisa accetta, abbandonando il sogno di fare la maestra, magari in Africa: “Avevo frequentato un corso che ti preparava per l’insegnamento nel continente africano, ho sempre viaggiato e mi sarebbe piaciuto molto”. Sono gli anni Sessanta e l’Italia non è pronta a una donna a capo di un’azienda. Le invidie e le perplessità sono molte: “La cosa più carina che mi sono sentita dire è stata “non parlo con la segretaria del capo”. Il resto è stato peggio”. Il ricordo è vivo e Cosso lo racconta ancora tra l’incredulo e il divertito.

Le difficoltà per le donne che vogliono fare imprenditoria sono ancora molte, ma nulla se confrontate con il passato.

Parte del problema è l’aspetto finanziario: “Resta l’idea che siamo meno affidabili sotto questo punto di vista. Si deve essere indipendenti economicamente, anche da mariti, compagni e padri”.

Essere donna, secondo la signora Cosso, può avere anche molti vantaggi. E guardandola mentre parla con la sua voce pacata ma decisa, il volto curato, il rossetto e le perle a incorniciarle il viso c’è da crederle: “Noi donne abbiamo capacità che battono di gran lunga gli uomini – afferma – se siamo serene e senza angosce siamo più attente, competenti, meno distratte”.

Le preoccupazioni in un mondo maschile sono però all’ordine del giorno. Come in molte sanno anche la maternità può diventare un problema: “C’è l’abitudine di scegliere donne di una certa età. Oppure si fanno firmare le dimissioni anticipate in caso di gravidanza. Situazioni che gli uomini non vivono”.

La presidente onoraria della Corcos, e fondatrice della Fondazione Cosso, non crede però che le quote rosa siano una soluzione al problema: “Ho avuto una telefonata burrascosa con l’ideatrice della proposta. La presenza femminile a capo di aziende o in posizioni di potere non si risolve con una mera questione di numeri, ma con le competenze”.

Le donne devono essere preparate, la capacità di fare impresa non è ancora radicata, l’accesso libero agli studi degli ultimi trent’anni è un fatto ma non basta. Ci vuole voglia, attenzione a calarsi nel contesto: “Non si può cominciare un’attività senza considerare il territorio. Non si può avere successo senza contestualizzare la propria idea nell’ambiente che ci circonda e valutare le prospettive”.

Dopo anni di lavoro in azienda Maria Luisa Cosso vende le sue azioni della Corcos e concretizza un sogno: la Fondazione Cosso con sede al Castello di Miradolo, nel Pinerolese in provincia di Torino.

“Vedevo che in azienda i giovani facevano carriera, si realizzavano. Mentre fuori c’erano il bullismo, l’alcolismo, il gioco. Un abbandono della società che mi faceva male. Così ho realizzato la fondazione per incentivare la cultura e far capire che è una delle strade possibili per creare qualcosa di buono, un futuro”.

La Fondazione Cosso, messa in piedi insieme alla figlia, è un’attività in perdita: i soldi investiti per riportare alla luce la bellezza del castello e del suo parco, per farlo tornare un polo culturale importante e per incentivare attività legate alla musica e all’arte, sono molti. Così come le ore di lavoro e di impegno.

“In Fondazione lavorano solo donne – ammette orgogliosa Cosso – C’è un clima di unione che colpisce sempre chi collabora con noi. E poi i giovani hanno spazio per partecipare, sperimentare, provare”. Il Castello di Miradolo è diventato famoso per le sue mostre innovative e per la recente collaborazione con il critico d’arte Vittorio Sgarbi che ha preso parte alla realizzazione di diverse esposizioni, da Lotto a Tiziano, compresa quella ora visitabile dedicata a San Sebastiano.

“Il professor Sgarbi è diverso da come si vede in televisione. È un uomo di grande cultura. Qui sta bene, si sente a casa. Dopo aver scoperto il nostro lavoro ci ha proposto una importante collaborazione. Ha grande rispetto per quello che facciamo. Mi è successo di fare le tre di notte nel castello ascoltandolo mentre registrava il video di introduzione ad una mostra. Sa incantare”.

Classe 1938, Maria Luisa Cosso, insignita del titolo di Cavaliere del Lavoro nel 1998, non si ferma mai. Dorme cinque ore per notte, segue personalmente molti degli impegni della fondazione, la realizzazione delle mostre, il funzionamento di tutti gli ingranaggi. Anche mentre si racconta nella caffetteria del castello controlla che tutto sia in ordine.

I numerosi giovani che lavorano con lei sostengono che alla fine di una giornata insieme loro siano più stremati di lei.

“Dormire poco mi ha permesso di investire il tempo nella preparazione. Mai partecipare ad una discussione, ad un colloquio senza dominare bene la materia. Mai provare a realizzare qualcosa senza sapere e senza passione. L’improvvisazione non esiste, a nessuna età”.