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Work Wide Women, insieme per formare donne high tech

La prima piattaforma di social learning usa e-learning e webinar per affrontare il problema dell'esclusione femminile dal mercato del lavoro e aiutare le donne a diventare community manager, web analyst, user experience designer e digital strategist

In Italia sono 12 milioni le donne disoccupate, e oltre la metà cerca lavoro da più di un anno. Eppure ci sono settori, come quello delle professioni digitali, dove trovare un impiego oggi è possibile. Come mettere insieme questi due dati per offrire nuove soluzioni al problema dell’esclusione femminile dal mercato del lavoro? Semplice: aiutando le donne a rivestire nuovi ruoli settore delle tecnologie web, come quelli di community manager, web analyst, user experience designer, digital strategist. È questo l’obiettivo di Work Wide Women, la prima piattaforma di social learning dedicata alla formazione professionale delle donne tramite e-learning e webinar, gestita da un team di quattro donne e un uomo, età media 37 anni.

Come osserva Linda Serra, che è stata l’ideatrice del progetto, “la digitalizzazione della formazione per le donne è alla base dello sviluppo del Paese e dell’emancipazione femminile. Per creare nuovi posti di lavoro è necessario creare nuove professionalità offrendo formazione qualificata ed accessibile. Dobbiamo fare in modo che le donne non siano tagliate fuori dall’innovazione sociale, dobbiamo mettere in rete le nostre competenze ed essere ambasciatrici del cambiamento, ma un cambiamento basato sull’aiuto reciproco”.

Aiuto reciproco è la parola chiave di Work Wide Women. “Quello che abbiamo creato è un social network in cui l’utente crea un profilo e accede a una room didattica”, racconta Serra a Donneuropa. “Ma le donne entrano anche in relazione tra loro, fanno rete, e a noi suggeriscono tematiche su cui avrebbero interesse ad essere formate. Noi, poi, le seguiamo lungo tutto il percorso”. Sempre garantendo la massima flessibilità, per andare incontro ai loro bisogni specifici.

I feedback da parte delle utenti sono positivi: sono già 600 le iscritte alla community, e quasi tutte portano a termine i percorsi a cui si iscrivono. “La fruizione a distanza favorisce le donne”, spiega Serra, che ha un’esperienza di molti anni nel campo del digitale e ha animato il gruppo Girl Geek Dinner di Bologna. “Noi donne abbiamo un sacco di cose da fare, e un corso che ci permetta una buona gestione dei tempi di apprendimento, nella massima autonomia, è l’ideale”.

L’ultima iniziativa, lanciata in questi giorni, è WWWx30: un progetto di formazione femminile realizzato con il supporto dell’Ambasciata degli Stati Uniti d’America in Italia e patrocinato da Agid – Agenda digitale italiana per l’Europa 2020. Trenta donne disoccupate, italiane o straniere, avranno la possibilità di accedere gratuitamente a un corso di community manager, una delle professioni digitali più richieste dal mercato. È la prima volta “con un partner così grosso”, per una start-up come Work Wide Women che è nata poco più di un anno fa.

Ma esiste davvero un gap di competenze tra donne e uomini in questo settore, che è necessario colmare? “Non esiste un divario di competenze”, dice ancora l’ideatrice, “però esiste un divario di presenza, perché il mondo delle nuove tecnologie è più popolato da uomini che da donne. In gran parte è un questione di cultura, che si riscontra in Italia ma anche in altri paesi. È chiaro che se alle bambine si regalano le pentoline e ai maschietti il Meccano si continuano a riprodurre questi stereotipi su donne e uomini, identificando le prime più dotate per la letteratura, i secondi più capaci con i numeri e la tecnologia. E questo si riflette nel percorso professionale, per cui le donne restano tagliate fuori da molte opportunità. Ecco perché vogliamo offrire loro la possibilità di formarsi o aggiornarsi, per entrare nell’unico settore che è oggi in crescita”.

Lei stessa, Linda Serra, ha alle spalle questo tipo di esperienza: “Venivo da una laurea in giurisprudenza quando ho scoperto Internet. Da allora non ho mai avuto problemi di lavoro. Se non fosse andata così forse ora sarei uno dei tanti avvocati disoccupati! Poi ho deciso di fondare una mia attività imprenditoriale, come mi ero ripromessa di fare prima dei quarant’anni. E la mia scelta è stata proprio di supportare le donne a livello imprenditoriale, per riempire il gap occupazionale offrendo nuove competenze”. Insomma, una storia di successo, che ora potrebbe aprire un futuro nel digitale per molte altre donne.