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Giulia Bongiorno, Doppia Difesa e gli spot anti violenza sulle donne

"La violenza nasce da un rapporto viziato fra uomo e donna, e non si combatte solo con le sanzioni, ma anche con gli esempi postivi", dice l'avvocato palermitano che, insieme a Michelle Hunziker, ha ideato la campagna sociale Un'altra storia, raccontata in tre corti 

Giulia Bongiorno, 48enne palermitana, è avvocato penalista presso il foro di Roma ed è stata presidente della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati. Nel 2007 ha fondato la onlus Doppia Difesa insieme a Michelle Hunziker, con cui ha firmato anche il libro Con la scusa dell’amore (Longanesi) che parla della discriminazione, dell’abuso e della violenza sulle donne. I diritti d’autore del libro sono devoluti interamente per finanziare le attività della fondazione.

Doppia Difesa offre consulenza, assistenza legale e psicologica a donne vittime di abusi, violenze e discriminazioni, e assume iniziative dirette a focalizzare l’attenzione dell’opinione pubblica sul tema. A questo scopo la onlus ha ideato una campagna sociale di raccolta fondi che partirà a novembre e sarà supportata da Rai, Mediaset, Sky e La 7.

Si tratta di tre spot che vogliono comunicare un’immagine positiva del rapporto di coppia, per contrastare quella devastante che ci danno le cronache affollate di notizie su femminicidi e abusi domestici. Il regista degli spot è Gabriele Pignotta, la produzione è Rai Cinema e le “coppie” protagoniste sono Ksenia Rappaport e Adriano Giannini, Giorgio Pasotti e Alessandra Mastronardi, Fabio Troiano e Claudia Gerini. Uniti insieme, i tre spot formano il cortometraggio Un’altra storia, scaricabile qui.

“In passato la violenza contro le donne è stata rappresentata a livello mediatico da lacrime e lividi” dice Bongiorno. “Questa volta volevamo fare qualcosa di diverso. La violenza nasce da un rapporto viziato fra uomo e donna, in cui l’uomo ritiene la donna un oggetto e procede a distruggerla. La violenza non si combatte solo con le sanzioni, ma anche con gli esempi postivi, è frutto di discriminazione e la cosa più importante è parlarne e combatterla, anche con questi spot. Perché è soprattutto un problema culturale”.

Quando ha deciso di dire ufficialmente basta alla violenza sulle donne?

Ho iniziato la mia attività a Palermo, e lì era veramente difficile ottenere che le donne facessero denunzie per violenza. Una volta ho visto una donna morire senza avere mai denunziato, nonostante subisse continui abusi. Mi sono ripromessa che, qualora si fosse presentata l’occasione di fare qualcosa, l’avrei colta. Così quando ho conosciuto Michelle Hunziker, che aveva qualcosa come 340 stalker, abbiamo deciso di concretizzare quello che era un progetto mio ma anche suo.

E il primo successo di Doppia Difesa è stata la legge contro lo stalking.

Quando Michelle ed io abbiamo cominciato a richiedere insistentemente quella legge ci ridevano in faccia. Oggi invece i magistrati dicono che è una delle norme più utili a perseguire un certo tipo di reati, quindi siamo molto fiere di avere spinto per farla approvare, grazie anche al fatto che allora ero presidente della Commissione Giustizia.

Quali sono, dal punto di vista giuridico, gli ostacoli ancora da superare?

Il processo penale è estremamente lento e questo fa sì che spesso le denunzie giacciano sui tavoli dei magistrati per mesi e anni. Inoltre solo in alcune parti d’Italia esistono sezioni specializzate di polizia contro la violenza sulle donne. Quindi a seconda di dove si denunzia c’è un tipo di risposta diversa, e una risposta a macchia di leopardo non va bene. Bisogna velocizzare i processi penali, e creare dei pool specializzati per occuparsi di violenza contro le donne.

La crisi ha peggiorato le cose?

La violenza, purtroppo, non è mai entrata in crisi e resta sempre ad altissimi livelli. A causa della crisi invece molte più convivenze e menage famigliari vengono drammatizzati e questo scatena più precocemente la reazione violenta.

Qual è il prossimo progetto di Doppia Difesa?

Michelle ed io vogliamo portare avanti un’altra legge contro quella che chiamerei “alienazione parentale”. Quando si creano fratture nell’ambito del rapporto di coppia e ci sono figli di mezzo, spesso uno dei genitori cerca di denigrare l’altro, e viceversa. È un comportamento che consideriamo quasi normale, e invece non lo è per nulla. Dev’essere assolutamente vietato, perché mira ad allontanare il figlio dal genitore oggetto di denigrazione, e dev’essere trasformato in reato, come già succede in molte altre parti del mondo.