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Lucia Valenzi: “Napoli non è una città per disabili”

Figlia dell'indimenticato sindaco partenopeo Maurizio e presidente della Fondazione Valenzi, non si è fatta fermare dall'handicap e non intende certo permetterlo alla nuova metro della sua città, i cui treni sono inaccessibili a chi si muove sulla sedia a rotelle

Se col colore degli occhi e dei capelli ereditiamo dai genitori anche una certa predisposizione caratteriale, Lucia Valenzi non poteva che essere la donna tosta che è. Papà Maurizio e mamma Litza erano di una fibra in via di estinzione, di quelli che hanno lottato per le proprie idee e si son fatti il carcere, entrambi nati a Tunisi e in prima linea nel partito comunista, prima nella terra natale e poi in Italia. Lui ebreo, protagonista della Resistenza antifascista europea e indimenticato sindaco di Napoli, lei laureata alla Sorbona di Parigi, nel ricordo dell’amica Clio Napolitano “di grande qualità e finezza intellettuale” pur “nella sua apparente vaghezza”.

Ai genitori Lucia, che oggi ha 62 anni e vive e lavora a Napoli dove i suoi si trasferirono quando, nel 1944, il Pci inviò suo padre a preparare l’arrivo di Palmiro Togliatti dall’Unione sovietica, ha intestato una fondazione – la Fondazione Valenzi, appunto, che ha anche una pagina Facebook – che attraverso convegni e studi, pubblicazioni e borse di studio, “intende promuovere la cultura delle libertà e dei valori del Mediterraneo nel quadro di una rinnovata idea d’Europa – si legge nel sito – e sviluppare la cultura della responsabilità e del merito ad ogni livello”. Una bella sfida, in un contesto come quello napoletano, meridionale e nazionale, in cui la cultura del merito è tutt’altro che prevalente, quella della responsabilità fortemente minoritaria e i valori del Mediterraneo e l’idea di Europa troppo bene non se la passano.

Ma non è l’unica battaglia di questa 62enne combattiva, che vedi sfrecciare a bordo della sua carrozzina tra i corridoi del dipartimento di storia dell’università Federico II dove insegna dal 1980, e poi tra i vicoli della zona circostante, spesso seguita da studenti che le chiedono consigli sui libri da leggere, informazioni sul prossimo esame o anche semplicemente sulla sua salute. Lucia Valenzi non si è fatta fermare dall’handicap, conseguenza della poliomelite che l’ha colpita da bambina, e non intende certo permetterlo a un treno della metro. Sia pure quella nuova fiammante di Napoli – la fermata di Toledo, aperta nel 2012, è stata definita “la più bella d’Europa” mentre la fermata Garibaldi è stata inaugurata a inizio anno – dotata di ascensori, percorsi e segnaletica per i disabili, ma con treni inaccessibili a chi si muove su sedia a rotelle.

Il dislivello tra il convoglio e la banchina rende impossibile l’accesso alla carrozzina, specie quelle elettroniche, pesanti e difficili da manovrare anche per chi volesse aiutare il disabile a superare anche un solo scalino. E così la battagliera napoletana, da anni impegnata a far valere i diritti dei diversamente abili, ha chiesto un intervento risolutivo direttamente ai funzionari della metropolitana, segnalando la situazione a giornali e televisioni e lanciando una campagna su Twitter con l’hashtag #vorremmoprenderelametro. In tasca, Valenzi ha già la soluzione, utilizzata nella metro di Berlino: una tavoletta pieghevole di metallo trasportabile e facile da appoggiare e rimuovere quando serve.

La proposta piace, vengono effettuati anche dei sopralluoghi (ai quali Valenzi partecipa), ma poi si blocca tutto. Dopo cinque mesi ancora niente. “Avrebbe dovuto provvedere l’ufficio acquisti – ci spiega Lucia Valenzi – ma di recente l’amministratore delegato della metropolitana, Alberto Ramaglia, mi ha detto che per ora non possono fare previsioni su quando potranno comprare queste tavolette”. Conti alla mano, ognuna costa 300 euro e ne servirebbero al massimo cinque. “Mi hanno detto che per fine settembre avrebbero proceduto e io aspetto”, aggiunge Valenzi.

Determinata, qualunque sia l’esito di questa prima battaglia, ad andare avanti – “sono pronta a rivolgermi anche a Striscia la notizia e a Le iene”, promette per vincere la guerra. Che è questione di vivibilità e diritti. “A Napoli molti disabili non escono di casa perché trovano un ambiente ostile. Tutti i mezzi pubblici di trasporto, ad esempio, sono praticamente off limits. Napoli avrà pure la metropolitana più bella del mondo, ma non è una città per disabili”, dice Valenzi. Il cui cognome, forse per una casualità che però è difficile ignorare, è legata a doppio filo a quella metropolitana. Lo testimonia una foto, ai primi posti negli annali di Napoli, che immortala il sindaco in fascia tricolore, mentre posa la prima pietra della metro collinare. Correva l’anno 1976, il sindaco era Maurizio Valenzi.