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Arianna Occhipinti, la bellezza di sporcarsi le mani con la terra

Ha 31 anni e da quasi 10 produce vino in Sicilia, a Vittoria, nel Ragusano, dove è nata è cresciuta. Le sue bottiglie oggi vengono vendute in 20 paesi del mondo, tra cui Stati Uniti, Australia e Giappone

“Scusami, possiamo sentirci più tardi, questa mattina è spuntato il sole e devo lavorare in vigna”. “Sono in cantina, ancora un attimo di pazienza”. “Sto facendo gli ultimi controlli alle viti”. Arianna è imprendibile. Per lei il vino, il suo, è al centro di tutto. Non è solo un lavoro, ma un amore che richiede ore di impegno e dedizione, “dalle 6.30 del mattino in poi”.

Arianna di cognome fa Occhipinti, ha 31 anni e da quasi 10 produce vino in Sicilia, a Vittoria, nel Ragusano, dove è nata è cresciuta. Le sue bottiglie oggi vengono vendute in 20 paesi del mondo, tra cui Stati Uniti, Australia e Giappone, e sono state recensite su testate come New York Times e Monocle.

L’avventura è cominciata quasi casualmente: “All’Università ho scelto di studiare Enologia perché avevo uno zio che, tra le altre cose, si occupava anche di vini”, racconta Arianna. “Mi portò con lui a Vinitaly e rimasi folgorata. Ad affascinarmi furono soprattutto l’energia e la positività di quel mondo”. Durante gli studi viaggia alla scoperta di cantine e nuove etichette, si appassiona e comincia a credere in una sua particolare idea di produzione vinicola. “Non volevo diventare quel tipo di enologo che vive di lavoro di ufficio e di rapporti con il pubblico. Mi ero resa conto di avere bisogno di un contatto con la terra, di voler fare anche le cose più pratiche e manuali. Volevo sporcarmi le mani, nel vero senso della parola, lavorare nei campi, sulle viti”.

Nel 2004 Arianna torna nell’amata Sicilia e scommette su un ettaro di terreno di fronte a una casa abbandonata in campagna, la stessa che l’aveva accompagnata per tutta l’adolescenza, come racconta anche in A Natural Woman, l’autobiografia scritta per Fandango. “Quella fu la mia prima vendemmia, ero felice e quasi impaziente, ma il vino poi mi ha insegnato i suoi tempi. Era la natura a dettare il ritmo, io potevo solo aspettare”.

Il tempo della vendemmia arriva e Arianna ne raccoglie i frutti, è ambiziosa, scopre il suo animo imprenditoriale, oltre a quello da agricoltore, che, a suo dire, tutt’ora prevale, e fa uno di quegli incontri che si rivelano fondamentali. “Luca Gargano (esperto di vini naturali e gestore di Velier, azienda di distribuzione vinicola, ndr) è stato il primo a credere in me e a decidere di distribuire il mio vino quando nemmeno era in bottiglia”.

Da quel momento questa siciliana tenace spicca il volo e sceglie di creare un’azienda nella sua regione, nonostante le difficoltà. I vini prodotti diventano sei, in prevalenza rossi e “tutti parlano della terra da cui provengono”. Ci sono il Nero d’Avola, il Moscato, il Siccagno, il Cerasuolo e il suo amato Frappato, “che nasce da un’uva difficile, ma elegante”. Alcuni sono prodotti con l’etichetta Sp68, un omaggio alla strada provinciale che porta da Vittoria a Pedalino, una vera e propria via del vino.

Oggi gli ettari coltivati da Arianna sono 30, tanti anche i premi e le segnalazioni su prestigiose guide internazionali. “Sono stata fortunata”, ammette, “ma non penso che quello ho avuto sia stato un regalo di Babbo Natale. L’occasione ha incontrato il duro lavoro e premiato i sacrifici, di certo non mi sarei mai aspettata così tanto. Merito anche degli incontri importanti e delle persone preziose che lavorano con me”. Con Arianna lavorano infatti altre 8 persone, in prevalenza giovani tra i 25 e i 35 anni.

Tutti i vini prodotti dall’Azienda Agricola Occhipinti sono naturali. “Non faccio interventi chimici né sui vigneti né in cantina” puntualizza Arianna, che comunque prende le distanze dai trend del green e del biologico. “Queste sono solo mode che banalizzano l’essenza dell’agricoltura. La natura e la terra sono cose serie, che vanno rispettate, seguite. Noi possiamo esserne solo attenti custodi, non sfruttatori”.

Nel futuro di questo lembo di terra siciliana potrebbero esserci anche nuove colture: “Mi piacerebbe valorizzare la biodiversità della zona e poi fare corsi di formazione per ragazzi che vogliono diventare enologi o produttori di vini. Per ora sono solo progetti, ma spero diventino presto realtà”. Nel frattempo ci sono terre e viti da lavorare, conoscere e accompagnare.