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Una regista in concorso al festival di Cannes: ma perché non ci credeva (quasi) nessuno?

Da un mese andavo dicendo che il nuovo film di Alice Rohrwacher, Le meraviglie, sarebbe stato un candidato papabile per la prossima edizione del festival di Cannes. Perché? Perché Corpo celeste, il primo film di Rohrwacher, sorella minore dell’attrice Alba, era un esordio importante, con un punto di vista originale e uno stile narrativo molto personale. E perché quando ho intervistato Alice (per la rivista CineCritica) lei mi ha raccontato Le meraviglie con incontenibile passione e incrollabile integrità, tanto che ho capito subito di trovarmi di fronte a quell’urgenza artistica che i festival internazionali premiano (e il cinema italiano, generalmente, punisce). Del resto anche Corpo celeste era stato selezionato a Cannes nel 2011, nella sezione Quinzaine des realizateurs: e i selezionatori del festival più celebre del mondo non dimenticano un talento che li ha colpiti.

Tuttavia per un mese amici e colleghi mi hanno ripetuto: non è possibile che Rohrwacher entri in concorso. E via a snocciolare nomi di registi a loro parere più noti, più interessanti, più qualificati. Tutti uomini, naturalmente. A parte qualche rara voce fuori dal coro – Paolo Mereghetti sul Corriere della Sera, per citare la più autorevole – nessuno scommetteva sulle possibilità di Alice.

Ora, non voglio fare del facile vittimismo, ma la domanda nasce spontanea: perché tanta sfiducia nel talento di una regista che ha già dimostrato di sapere il fatto suo? E senza nemmeno avere visto il suo ultimo film? Tra l’altro Rohrwacher sarà una delle uniche due donne in concorso a Cannes (l’altra è la giapponese Naomi Kawase, anche lei bravissima): dunque oltre a concorrere per l’Italia le toccherà rappresentare degnamente l’intero genere femminile.

Nella sezione Un certain regard ci sarà anche un’altra italiana, Asia Argento, in veste di regista con L’incompresa, di cui nulla sappiamo ma a cui auguriamo altrettanta buona fortuna. Forse mettendo insieme i titoli dei due film che terranno alto (speriamo) l’onore della bandiera italica, si riassume il problema: le registe, almeno in Italia, restano incomprese, ma all’estero potrebbero rivelarsi le sole a suscitare meraviglia.