
“È un mondo maschilista quello del surf. Non è facile affermarsi per meriti”. E lei invece ce l’ha fatta perché di meriti ne ha tantissimi: vanno dall’inventiva alla caparbietà, e in mezzo il mare. Valeria Donati ha 26 anni, appena laureata si è buttata nell’avventura che le sta dando grandi soddisfazioni. Cresciuta a Fregene, il sea-side di Roma. Appassionata di surf e cucito. “A Fregene vivevo benissimo, si va in giro in bici, la vita è tranquilla. Ho i miei amici, facciamo surf. Voglio tornarci”.
Tra Roma e Fregene ha creato il primo nucleo di una startup: Adalù, un brand di costumi da bagno per surfiste.
È una storia di donne che si aiutano. Adalù sembra un nome esotico, ma nasce da Ada+Lucia, le sue nonne, entrambe sarte. La conferma che la passione si può tramandare, ma anche che il talento è un gene ereditario.
E poi le sarte di Maccarese, vicino a Fiumicino, le mani d’oro che l’hanno aiutata a creare la prima linea messa in vendita e che ora svilupperanno quella nuova.
“La lycra è un materiale molto difficile da lavorare”, perché è elastico, non si comporta come le altre stoffe, va tagliato e posizionato nel modo corretto, non è scontato trovare chi è in grado di maneggiarlo.
Per il 2016 Adalù punta a vendere almeno 1200 pezzi e ce la farà. Anche grazie al di Fondo di Lazio Creativo. Quando le ragazze vedono i suoi costumi impazziscono. “A ottobre sono stata in California ai mondiali di surf, che tra l’altro ha vinto un ragazzo romano, Leonardo Fioravanti, nella categoria under 18, pochi lo sanno. In spiaggia mi fermavano per chiedermi dove avessi preso i costumi che indossavo”.
L’ultima sua creazione è un cappello-asciugacapelli: “è fatto di pile fuori e di spugna dentro, serve per non far freddare la testa quando esci dall’acqua l’inverno, ci vogliono cinque minuti a realizzarlo”. Lei ci mette cinque minuti, infatti, eppure per pensare una cosa così semplice e pratica agli altri non basta una vita intera.
Il resto Valeria lo racconta in questa video-intervista che abbiamo realizzato nella sua casa all’Eur, dove da una piccola scrivania con un computer disegna, gestisce i social network e vende ovunque. Esempio luminoso di forza di volontà e intraprendenza che puntano dritto alla conquista di un mondo ancora affamato di “made in Italy”.
