Idee Lifestyle
Agenda, di ,

Peperita, la rivoluzione agricola di una donna con 81mila peperoncini

Ha un negozio nel cuore del ghetto di Roma e due in Toscana dove nascono i suoi peperoncini. Rita Salvadori è la signora del piccante in tutte le salse, lavora con sua sorella Romina, produttrice di olio, per restaurare un rapporto d'amore tra noi e i frutti della terra

La forme sono le più diverse, uno sembra un pomodoro, un altro un uomo in miniatura. Anche i colori variano, mille tonalità di rosso, e poi arancione, giallo, nero, verde. “Mi hanno attratto da subito quelle forme, quei  colori, l’odore. Un profumo intenso”. Attrazione fatale, che ha portato Rita Salvadori a seminare, piantare, raccogliere, trasformare e poi vendere il peperoncino, prodotto dalle molteplici caratteristiche e varietà, creando nuove ricette e abbinamenti. Lavoro fatto inizialmente da sola. La semina dentro cassettine a febbraio, poi lei stessa in sella a una piantatrice a maggio, per piantarli nel terreno. Ad agosto via alla raccolta. Così, anno dopo anno.

“All’inizio in tanti, quasi tutti, ex marito compreso mi dicevano: è impossibile, non ce la farai mai”. Ma avevano tutti torto. Il farcela di Rita è racchiuso nei peperoncini che riempiono una cesta mostra mentre racconta la sua vita e il suo lavoro.
Lei ha 49 anni, è la titolare di un’azienda che si chiama Peperita. Nome che la rappresenta. “Sono agitata, sempre in fermento”. E, inglobando il suo stesso nome di battesimo, rimanda al cuore della sua produzione.  Rita produce peperoncino coltivato con metodo biodinamico in migliaia di piante, 81mila per la precisione, centinaia di tipi, usati nelle ricette, provate e riprovate per fare diversi prodotti e riempire una tavola intera, dall’antipasto al dolce. La sorella di Rita, Romina, produce olio d’alta qualità, ha una sua azienda indipendente, Il Cavallino. Ma hanno avviato una partnership: SisterxSister – Peperita e il Cavallino. “Ognuna ha una propria autonomia, ma visto i prodotti che coltiviamo abbiamo pensato di unirci in determinate occasioni e creare un logo comune”. La somma trovata e combinata esalta sia l’olio che il peperoncino.

La scommessa di Rita nasce 14 anni fa. Dopo essere stata per qualche tempo all’Accademia milanese di Brera, appena torna in Toscana, si guarda intorno, cercando di capire come unire arte e terra: “All’inizio volevo fare un’opera d’arte col campo. Mio padre ha una coltivazione di olive in Toscana. Io mi sono avvicinata al peperoncino come mezzo di comunicazione, in chiave artistica, per attirare le persone verso la terra, i campi.

Due anni dopo, attratta dai colori sgargianti, dai profumi, dalle forme, ho pensato che sarei potuta passare alla coltivazione di quel prodotto. Sono partita con quattro ettari, 600 piante e lo scetticismo di tutti quelli che avevo intorno, dai vicini di casa ai parenti”. Ma lei studia e coltiva. Da sola. Passa a 12mila, poi a 24mila piante. Inizia ad avere bisogno di un aiuto. “Non è stato semplice convincere le persone a venire a lavorare con me. Anche se ho sempre pagato subito”. La diffidenza era legata al fatto di essere una donna, ma anche al tipo di prodotto coltivato. “Sono andata da un mio vicino di casa, che ha una grossa azienda di vino, chiedendo se il fratello era disponibile a darmi una mano per seminare le piante. Non credo che possa, è stata la prima risposta”. Da allora però di peperoncini coltivati ne sono passati a migliaia, trasformati in patè, in salse o in primi piatti. Ora quella diffidenza non c’è più. “Adesso, quella persona è fra le prime a prendersi cura delle mie piante, si dà da fare, continua a darmi una mano”. Oggi le cose sono cambiate: per raccontare il presente coi numeri, nell’azienda di Rita lavorano 15 dipendenti, alcuni dei quali stagionali, tre i negozi aperti, due in Toscana e uno a Roma, in cui vendere i diversi prodotti, un laboratorio in cui sperimentare dando forma all’arte culinaria.  In mezzo corsi di assaggiatrice, fiere, viaggi all’estero, negli Usa, a Londra, per lavoro, per imparare anche dagli altri, per toccare le altre realtà, studiarle e poi ritornare con la testa e le mani piene di idee nuove.

In tutto questo c’è spazio anche per la ricerca scientifica: Rita e Romina hanno avviato una collaborazione con l’Università di Pisa, mandando peperoncino e olio sotto la lente dei vari laboratori, per analizzarli e capire se e come usarli in determinate terapie. “Il peperoncino aiuta a riattivare la circolazione, ha un effetto balsamico per la pressione ed è un antidepressivo, è stato provato. Mentre l’olio, un certo tipo d’olio, d’altissima qualità, ha una molecola particolare, per cui funziona come antidolorifico. Una fetta di pane e olio potrebbe aiutare a far passare il mal di testa, per esempio”. La collaborazione è avviata, le analisi sono tuttora in corso. Intanto procedono anche coltivazioni e ed esperimenti culinari, l’arte portata in tavola. Due mondi in apparenza distanti, quello della ricerca universitaria e quello dei campi, uniti, però, in questo caso, da un unico filo rosso, impregnato di peperoncino e olio.