
Le bambine amano i giocattoli rosa. Anche quando sparano. Ecco cosa devono aver pensato nel quartier generale della Hasbro quando è stata lanciata la linea di fucili, pistole e frecce Rebelle le armi giocattolo color confetto, più femminili di un abito di Prada. “È arrivato il momento delle mamme Title IX – ha spiegato John A. Frascotti, responsabile marketing della nota casa di produzione di giocattoli, citando l’articolo della legge che dal1972 sancisce la parità educativa tra uomini e donne in USA – E gli uomini cresciuti in questo ambiente, padri di figlie femmine, desiderano per loro le stesse identiche opportunità di gioco dei bambini maschi”.
Dalla volontà, quindi, di mescolare strumenti tipici del gioco maschile e – presunte – preferenze cromatiche femminili, nascono Heartbreaker (tradotto: spaccature) e Pink Crush (morsa rosa), fucili un po’ fashion con nomi da Riot Grrrl. Ma anche l’arco Air Huntressprodotto da Zing, e lanciato al grido di: Ready. Aim. Girl Power! (Pronta. Mira. Potere alle ragazze!). Per non parlare, infine, delle Barbie versione combat, come Katniss, con cui Mattel celebra laprotagonista della saga Hunger Games, e Tris, lanciata su Amazon.com per la prima di Divergent e ispirata al principale personaggio femminile del film, una sedicenne che odia mostrare i propri lati deboli.
E se, in fondo, non c’è molto da stupirsi – l’industria dei giocattolinon solo sfrutta gli stereotipi di genere, ma li plasma a sua volta – qualche dubbio sembra comunque lecito. C’è davvero la necessità di mettere in mano alle ragazzine innamorate di Merida, la protagonista del cartoon Disney Ribelle, arco, frecce e magari la spada di Arya Stark, la ragazzina di Game of Thrones? Insomma, le armi giocattolo, che spesso preoccupano i genitori, servono davvero nell’educazione di una futura donna? Certo, risponde, intervistata da The New York Time, Sharon Lamb, psicologa infantile e docente presso l’Università del Massachusetts. Secondo la professoressa, infatti, fucili e pistole di plastica, grazie al meccanismo del fare finta, aiutano i piccoli ad accettare gli impulsi aggressivi e a capire come gestirli. È il gioco, bellezza. Da maschi o da femmine poco importa. Il problema semmai, secondo Lamb, sarebbe un altro: la pinkification. La dittatura dilagante del rosa.
I dardi della Hasbro, infatti, sembrano caramelle, i grilletti piccoli gioielli, la canna è color confetto: è in atto una discriminazione cromatica non solo sciocca ma persino dannosa. Secondo, per esempio, Cordelia Fine, ricercatrice alla Melbourne Business School
Se le caramellose armi Hasbro, quindi, non sembrano proprio adatte a stimolare la creatività delle bambine, meglio alloraguardare lo spot GoldieBlox, compagnia di giocattoli con un’anima sociale, che incoraggia le piccole donne a trasformarsi in abili ingegneri. Il video, infatti, mostra un gruppetto di bambine che, stanche di fare cose da femmina, costruiscono una macchina di Rube Goldberg, un sistema complesso di ingranaggi, leve e pesi, progettato per compiere un’azione semplicissima. No pinkification, in questo caso. Forse i produttori hanno guardato nel dettaglio l’abbigliamento di Katniss Everdeen: nero, marrone, verde. Insomma: poca Prada Candy, per le piccole. Più fango e fantasia.
