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Addio a Virna Lisi, una diva per Esquire

L'attrice fu protagonista della celebre cover firmata dall'art director George Lois con rasoio e schiuma da barba e cammeo nel racconto di Gay Talese sull'intervista impossibile realizzata a Frank Sinatra 

Peccato. A marzo del 2015 la più celebre copertina dedicata a una diva italiana da un magazine americano avrebbe compiuto 50 anni, ma non ci sarà l’attrice a sorriderne al ricordo: la schiuma da barba sul viso, un rasoio pronto a tagliare, per anni qualcuno pensò che fosse una foto inedita di Marilyn Monroe, invece era Virna Lisi. Disse parecchi no a Hollywood la bionda sexy con l’aria da svampita, di alcuni pagò con orgoglio la penale, di altri se ne pentì, tra i pochi pronunciò quello giusto per la rivista per soli uomini Esquire.

L’art director George Lois cercava una donna particolare per la cover che aveva in testa, l’idea era di raccontare la mascolinizzazione della donna americana a Hollywood, “Why can’t a woman be more like a man?”, il femminismo e la richiesta di parità avrebbe sconfinato nella confusione dei generi? Mentre ci rimuginava sopra Lois aveva ricevuto i rifiuti di Jayne Mansfield e Kim Novak. Farsi la barba? Era troppo. Virna Lisi invece accettò, del resto in un film l’anno prima era uscita indenne da una torta di compleanno tra i fischi entusiasti degli amici del suo amante Jack Lemmon, poteva pure vendicarsi con un rasoio. Che poi quella copertina andava oltre le intenzioni polemiche di Lois, come a dire “lo sappiamo tutti e due che vieni da me per via del fascino ma ora prova a prendermi così”.

Sul serio non l’ha presa mai nessuno, gli americani cercavano la bambola della porta accanto, in Italia tardò l’investitura a interprete di “rango” e venne punita spesso per la sua bellezza “Germi mi volle castana, Brusati rossa e con le lentiggini, la Cavani mi ha spenta e ingrigita per il ruolo della sorella di Nietzsche”, i ruoli in cui stava a suo agio li ha avuti intorno ai 40 anni, “un’età in cui di solito le attrici vengono messe in soffitta”. Moderna, quasi mitteleuropea e poco italiana all’aspetto, è stata un’autentica signora del cinema, una donna di forte charme, in una parola: bellissima.

Ha resistito più volte al narcisismo dei divi, aveva un marito e questo bastava a riempirgli una vita, tanto che nella cover di Esquire Virna Lisi porta la fede al dito. Forse per questo la morbosa curiosità di Alberto Moravia non l’aveva scalfita, e lo scrittore si era invece avvicinato alla poco più giovane e dirompente Claudia Cardinale, costruendo un libro intervista intorno all’attrice con foto di Secchiaroli e Samugheo. Quella lunga intervista rimane una rarità, mentre il ritratto di Virna Lisi campeggia in un racconto molto più celebre.

In copertina su Esquire ci era arrivata perché stava girando un mediocre e irrealistico film d’azione U-112 assalto al Queen Mary dove la vera impresa non era tentare di rapinare con un sottomarino il famoso transatlantico, ma resistere alle avance del bellone Anthony Franciosa e soprattutto di Frank Sinatra. L’incontro sul set del film lo raccontò così Gay Talese nel lungo articolo sempre per Esquire (dell’anno dopo), “Frank Sinatra ha il raffreddore”, pezzo che secondo Tom Wolfe inaugurava il new journalism. Il motivo? Perché l’articolo era stato scritto senza mai incontrare di persona Sinatra, inavvicinabile per via di un raffreddore. E tra il raffreddore e Talese c’era anche Virna Lisi.

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“Ricominciarono le riprese. Virna Lisi si chinò verso Sinatra sulla sabbia e lui la attirò accanto a sé. La camera adesso si avvicinò e si fermò per alcuni lunghi secondi in un primo piano dei loro visi ma Sinatra e la Lisi non la smettevano di baciarsi; restavano nella sabbia avvinghiati l’uno all’altra e quando la gamba sinistra di Virna Lisi iniziò a sollevarsi leggermente, tutti nello studio rimasero a guardare in silenzio, e nessuno disse niente finché Donohue esclamò: ‘Quando avete finito avvertitemi, sto finendo la pellicola!’. A quel punto la Lisi si alzò l’abito bianco, si riavviò i capelli biondi e ritoccò il rossetto sbavato. Sinatra si tirò su con un sorrisetto sulle labbra e si avviò verso il camerino”.

Come a Broadway si abbassano le luci delle insegne in segno di lutto, lo fecero per lo stesso Sinatra e per Gandolfini, così si illuminano le bacheche di Instagram e tumblr, che si riempiono di foto e immagini d’autore della diva, un privilegio di poche, anzi sempre più rare attrici italiane.