
“A Matera ho respirato il profumo dell’editoria”. Cristina Cassar Scalia, autrice del fortunato La seconda estate (edito da Sperling&Kupfer), inizia così a raccontarci la storia della sua prima pubblicazione. Una storia dove il colore rosa non è la bandiera di un genere, letterario o ideologico, ma la marcatura dell’identità di un progetto preciso.
Cristina è una delle scrittrici licenziate dal Women’s Fiction Festival che, nelle sue undici edizioni, ha adottato un modello molto particolare – e unico, almeno nel panorama dispersivo dei festival culturali italiani – di incontro tra autrici, esordienti e non, ed esperti del mondo dell’editoria. Il profumo di cui ci parla, allora, non è la suggestione romantica che offre la città, con il suo paesaggio primitivo, scarno, eppure caldo abbastanza da ospitare, fruttuosamente, idee funzionali tanto all’ispirazione quanto all’industriosità che fanno di un manoscritto un prodotto vendibile, cioè un libro, bensì l’inquadratura del mondo editoriale che il festival cerca di offrire alle sue partecipanti. Lamentiamo spesso che l’Italia, forse per un manicheismo pregresso, non riesce a oliare l’unione di industria e autorialità, in tutti i settori di produzione culturale: il WFF, invece, è pensato anche per introdurre e proporre idee che rendano virtuosa questa unione. Il pitching, che al festival chiamano “la borsa del libro”, è una di queste ed ha reso possibile che il sogno di Cristina si realizzasse.
Si tratta di un modo molto diretto, diciamo pure confidenziale, di proporre un manoscritto a una casa editrice: l’autore ha a disposizione 15 minuti per parlare del proprio testo a un editor, che decide sul momento se leggerlo o meno. Al WFF, le editor con cui si può fissare un appuntamento – e che arrivano da moltissime case editrici italiane e internazionali – sono quasi sempre donne e la formula, che già in sé ha il gene caloroso del modo in cui le ragazze fanno business, consente di evitare il percorso canonico, spesso snervante e fuorviante, che fa entrare un libro in una casa editrice (inviare la copia e aspettare sei mesi per un responso). “Ricordo molto bene l’atmosfera elettrizzante che si respirava poco prima del colloquio – ci racconta Cristina –, sembrava quasi un esame universitario. Le ragazze in fila con me mi riempivano di consigli su come parlare del mio libro nel modo più convincente possibile”. Insomma, un provino un po’ particolare. A Cristina non è stato detto il classico “le faremo sapere”: la editor di Sperling&Kupfer con cui ha parlato, ha subito mostrato entusiasmo e in meno di un anno il lavoro era compiuto (tra pochi mesi il romanzo arriverà anche nelle librerie francesi).
Che Cristina si sia subito trovata a suo agio nel mondo che le si è parato davanti, lo deve al WFF, che tra i suoi tanti obiettivi ha anche quello di spiegare le dinamiche editoriali. “Le organizzatrici del Festival, che hanno creato tra di loro una sinergia stupenda, mi hanno seguito moltissimo anche durante la promozione del libro, che io sento come un figlio mio e loro”, ci dice.
Oftalmologa, siciliana, delicatissima e forte, Cristina è tornata a Matera, quest’anno, nelle vesti di autrice, bruciando tutte le tappe. Definisce il suo La seconda estate un romanzo certamente non di genere, ma senza dubbio molto femminile, che racconta un amore che, nato molti anni prima, riesce a fiorire grazie al rincontrarsi, fortuito, dei suoi protagonisti. Una narrazione in rosa amata da un pubblico decisamente eterogeneo. Lo stesso Festival, dopotutto, non è destinato a un genere preciso – appunto quello rosa – sebbene gli dedichi ampi spazio e ne abbia di certo seguito l’evoluzione: fino a dieci anni fa se ne occupavano solo poche case editrici, mentre adesso ciascuna ha una collana ad esso dedicata. Oltre ad amiche, colleghe, editor e realizzazione di un ruolo che sentiva suo da tanto, Cristina ha trovato a Matera la sua agente letteraria, Maria Paola Romeo, con la quale ha un rapporto che racconta come si raccontano le amicizie inaspettate, quelle che arrivano quando si crede che le amiche per la vita si incontrino solo tra i banchi di scuola. E invece. Del resto, proprio l’amicizia è stata il motore immobile del suo romanzo: a Matera, un anno fa, Cristina è arrivata insieme a una cara amica, la sua professoressa di italiano del liceo, che le aveva segnalato il festival, convincendola a partecipare.
Il prossimo libro è già quasi pronto e anche questa volta non rimarrà nel cassetto a lungo.
