Cultura e spettacoli
Personaggio, di ,

Donne che volano, Laura Mancuso racconta dodici storie a mille metri di altezza

"Ho sfruttato il brevetto che è spesso una prerogativa maschile, per permettere a una serie di donne – vittime di esperienze difficili o artefici di importanti traguardi umani e professionali – di vedere il mondo da un’altra prospettiva", racconta l'autrice di Mestiere di donna

Un legame forte e autentico che non si è dissolto nella formula “finché morte non ci separi”. Laura Mancuso è la moglie di Angelo D’Arrigo: il genio leonardesco campione e maestro di volo sportivo che ha dedicato una buonissima parte della propria esistenza alla passione per il volo in deltaplano, mostrando agli uccelli migratori le rotte dimenticate.

Di Angelo – morto tragicamente nello schianto di un aereo da turismo nel quale viaggiava da passeggero – Laura conserva e porta avanti gli ideali nobili. Una storia, quella di D’Arrigo, che – se pur più volte raccontata – oltre a riservare ancora sorridenti emozioni per l’amore che l’uomo nutriva per la natura e in particolare per le sue creature volanti, ha spronato Laura a non restare imprigionata nel labirinto del passato, della disgrazia e delle difficoltà della vita: “Bisogna pensare sempre e comunque che in futuro ci possa essere qualcosa di bello da vivere, da scoprire, e da accogliere. La mia vita con Angelo è stata ricca e avventurosa. Ho accettato il dolore della sua scomparsa mettendo in conto la realtà dell’esistenza, senza disperderne il valore perché era importante continuare a dare un senso a tutto quel che Angelo è stato. Ho scelto, dunque, di far rivivere le sue energie in maniera diversa, mantenendo viva soprattutto quella predisposizione a spronare tutti a non smettere mai di credere in se stessi”.

Nascono così i voli di Laura: “Ho sfruttato il brevetto che è spesso una prerogativa maschile, per permettere a una serie di donne – sia a quelle vittime di esperienze difficili sia a quelle artefici di importanti traguardi umani e professionali – di vedere il mondo da un’altra prospettiva”.

Nel libro Mestiere di donna, Laura Mancuso racconta – oltre alla soave ebbrezza del volo – dodici storie: “Non potevo restare distaccata perché quei vissuti mi sono entrati dentro, premendo per essere raccontati; più la storia era dura e più è stato emozionante librarsi e liberarsi in volo. Sono stati momenti intensi, nati da un senso di sfida, di coraggio, di conquista, di sogno, di amore; un vero e proprio superamento del dolore che, attraverso l’avvincente visione del mondo a mille metri da terra, ha riservato alle donne – provenienti da diverse parti del mondo (dalla Somalia alla Costa d’Avorio, dal Kurdistan all’Australia) – la sovraumana forza di affrontare il passato e il presente”.

L’aver vissuto un dolore deflagrante come la perdita del proprio compagno di vita, spalanca il cuore a una sensibilità diversa? “Ci siamo aperte, instaurando una complice sorellanza scevra da giudizi e pregiudizi. Ci accomunava l’esigenza primaria di archiviare insieme i nostri singoli dolori”. E il futuro? “Stiamo realizzando un documentario nel quale entrerò nelle circoscritte realtà geografiche di altre donne. Le porterò ancora in volo affinché vedano la loro realtà dall’alto. L’emozione è la chiave di tutto, anche del sopravvivere al dolore di una perdita importante. In Angelo non vedo il passato, ma il futuro che sgorga e continua a entusiasmare e a ispirare. Soprattutto me”.