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Daniela Finocchi: Lingua Madre dà voce alle donne che non ce l’hanno

Il concorso letterario nazionale nato nel 2005 è dedicato alle straniere residenti in Italia che scrivendo in italiano vogliano approfondire il rapporto tra identità, radici e il mondo altro. Lo racconta l'ideatrice, da poco anche ambasciatrice di WE-Women for Expo

Descriversi e scrivere per promuovere la relazione, la condivisione, lo scambio, la complicità fra donne. Per abbattere la solitudine, il distacco, la rottura causati dall’immigrazione. È questo l’obiettivo del concorso letterario nazionale “Lingua Madre”, nato nel 2005 con l’appoggio della Regione Piemonte e il Salone del Libro e diventato progetto permanente.

Daniela Finocchi, ideatrice del programma, ormai alla sua decima edizione, lo ha presentato nel corso dell’incontro internazionale “Etica Globale e Pari Opportunità: il contributo delle donne allo sviluppo dell’Europa e del Mediterraneo”, organizzato dal Centro UNESCO di Torino dall’11 al 14 settembre 2014. E ha raccontato di quasi dieci anni di storie, fatte di differenze, incontri e scrittura a più mani per dare voce a chi solitamente non ne ha: le donne.

“Dal 2005 a oggi abbiamo raccolto circa 300 testi l’anno, quasi 3000 testimonianze in tutto. Molte autrici italiane di riferimento nel panorama letterario hanno partecipato al concorso Lingua Madre, ma soprattutto molte straniere che hanno potuto superare la doppia discriminazione di essere donne e provenienti da un altro Paese”.

Secondo il dossier Caritas Migrantes le donne costituiscono il 53 per cento degli oltre 4 milioni e 300 mila stranieri residenti in Italia. E hanno un ruolo fondamentale nel processo di adattamento ai nuovi contesti di vita: si appropriano del Paese di approdo, cambiano, lasciano indietro cultura e affetti: “Sono esistenze in cammino che attraverso il racconto si legano l’una all’altra e da diverse si scoprono simili. Quando due donne si incontrano quello che appare al primo impatto è la comune appartenenza allo stesso sesso, prima della nazionalità, della lingua o del ceto sociale. Gestiamo in modo diverso dagli uomini ciò che è straniero e impensato”, commenta Finocchi, da poco anche ambasciatrice di WE-Women for Expo.

Il concorso è il primo ad essere espressamente dedicato alle straniere, anche di seconda e terza generazione, residenti in Italia, che utilizzando la lingua d’arrivo, l’italiano, vogliano approfondire il rapporto tra identità, radici e il mondo altro. “Le donne – precisa Daniela Finocchi – sono abituate a esprimersi in lingue non loro. L’importante è avere la libertà di farlo. Molte partecipano anche in gruppi e con l’aiuto di persone che conoscono bene il nostro idioma”.

Il concorso prevede anche una sezione speciale per le italiane che vogliano farsi tramite di culture diverse scoperte attraverso la conoscenza di donne di altri Paesi che abbiano amato, incontrato e saputo trasmettere le loro identità. Ma Terra Madre vuole anche essere un invito e un’opportunità di ascolto per i cittadini italiani. “Il pensiero della differenza riguarda e deve riguardare tutti, anche gli uomini chiamati, insieme alle donne, a rispondere alle contraddizioni di un ordine simbolico che non tiene conto di quest’ultime e della relatività dei due soggetti il maschile e il femminile”.

La scrittura si fa dunque strumento per riconoscere e riconoscersi, per unirsi e abbattere le differenze. Un modo per fare pace con quello che è stato e riappropriarsi del futuro: “Carolyn G. Heilbrun nel suo Scrivere la vita di una donna affermava che le donne arrivano alla scrittura insieme alla creazione di sé”, osserva Finocchi. “Il nostro concorso fa scoprire l’armonia che si può ricreare con la sola forza della cultura. È un modo per riappropriarsi della propria libertà espressiva, sociale. Perché libertà femminile significa anche costruire un pensiero che si radichi”.