
Per lunghi anni da signora Wright Penn la bionda Robin ha recitato la parte della ragazza fragile e tormentata, spesso strapazzata – non c’è film dove non le abbiano messo le mani addosso – ha sempre finito per piangere vedendo così intaccata l’eleganza del suo viso pulito, aperto su quel volto squadrato che nessuna pettinatura le ha mai nascosto – e ne ha cambiate tante. Insomma sul set non ha mai avuto vita facile Robin Wright.
Non che House of Cards le offra una parte al riparo da pericoli, ma almeno stavolta comanda lei, algida e spietata, ambiziosa e complice. Sembra scalpitare Robin, “il cuore ingenuo che ci casca ancora” direbbe Califano, ma invece è stanca di venire delusa, vuole la sua parte, la sua libbra di carne, e quindi il personaggio di Claire Underwood è la rivincita più plateale per lo spettatore che l’ha seguita attraverso Forrest Gump, She’s so lovely, La promessa, e pellicole minori come HurleyBurley.
Quando Ron Gallela a New York nel 1986 scatta la foto di Sean Penn che fuori da un locale prende a cazzotti un malcapitato paparazzo dopo averne preso a sputi un altro, è impossibile immaginare Robin Wright al suo fianco, eppure tre anni dopo scoppia il colpo di fulmine, nel 1996 si sposano e 14 anni dopo divorziano. Nella foto di Galella Sean Penn è il bullo di Santa Monica, lo sbruffone con la mascella da duro, i capelli corti e le mani pronte a menare.
Galella di burberi ne sa qualcosa, si è preso un cazzotto in faccia da Marlon Brando e da quel giorno ogni volta incontrandolo lo ha sfottuto indossando un casco da football. Il fotografo incontrerà spesso sui red carpet negli anni successivi Sean Penn, stavolta senza cazzotti alla Walter Chiari: il ciuffo ribelle e gli occhi celesti sono sempre quelli ma la novità è l’elegante Robin al suo fianco. È l’incanto tra due outsider, quasi la Bella e la Bestia.
Per anni Robin Wright è stata la rete di protezione per quello che veniva considerato solo come il signor Ciccone e poi come l’ex marito litigioso di Madonna – quando era una material girl tutta pizzi, boccoli e crocefissi. Penn era uno dei giovani attori americani del “Brat Pack”, irrequieti, viziosi e presuntuosi. Bruce Weber lo ritrae sigaretta in una mano e bicchiere alcolico nell’altra, ha già l’aria un po’accasciata, dentro uno smoking sta a disagio.
Nessuno vedeva nel futuro del macho Penn l’Oscar per la parte di Harvey Milk, il regista de La promessa che ha regalato l’ultimo grande ruolo a Jack Nicholson, l’anti-militarista amico di Chavez, il pacifista nemico di Bush, il sostenitore dei film di Malick e il presidente di una giuria a Cannes. Se Sean Penn ha raggiunto uno stato di grazia è stato grazie a Robin.
La coppia Sean Penn-Robin Wright è stata un cavallo di razza, di quelli che corrono con handicap, cioè con qualche peso in più sotto la sella. Una coppia di Hollywood – un posto dove nessuno nasce ma tutti vogliono restare più a lungo possibile. Anche la Casa Bianca è un posto simile e oggi Robin Wright in House of Cards è la moglie complice di un Democratico deciso a scalare il potere per vendetta e ambizione, una sophisticated lady che con orgoglio e freddezza resta nell’angolo del suo uomo, come Bundini con Alì, con meno misticismo però.
Se Frank Underwood indugia, Claire gli ricorda di rilanciare, senza rimorsi. Stavolta però Robin Wright non deve ammorbidire i muscoli grezzi di un bullo, ma piuttosto non far perdere la strada alla vorace ambizione di un professionista. In ballo c’è anche la raggiunta autonomia di Claire Underwood, una novità per i copioni di Robin, un’autonomia che vuole essere spietata anche nei confronti del proprio passato.
Nella scalata di House of Cards c’è un solo momento di tregua: è la sigaretta notturna che, affacciata alla finestra della propria casa, Claire passa a Frank con grande complicità, come fossero due soldati in trincea. Quando Penn vinse l’Oscar con Milk non degnò Robin neanche di un ringraziamento, mentre lei piangeva commossa in prima fila. Con House of Cards Wright ha vinto ai Golden Globes come miglior attrice, inaugurando finalmente una nuova vita. Nella seconda stagione della serie tv trasmessa da Sky Atlantic dirigerà a sorpresa due episodi. L’impressione è che quella degli Underwood non sia l’unica guerra che si combatte da quella finestra.
