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Sposati e sii sottomessa il libro integralista da non comprare a Natale

In Italia se ne è parlato pochissimo, ma in Spagna ha creato scandalo e in molti ne hanno chiesto il ritiro dalle librerie. Si tratta del libro retrogrado e integralista di Costanza Miriano, ex giornalista del Tg3. Lo abbiamo letto per capire

“L’uomo deve incarnare la guida, la regola, l’autorevolezza. La donna deve uscire dalla logica dell’emancipazione e riabbracciare con gioia il ruolo dell’accoglienza e del servizio”. Oppure: “A me l’uomo che ha opinioni rocciose e mena fendenti coraggiosi piace moltissimo”. E ancora: “Troppe donne sono in lotta con i mariti, i compagni, e diventano insopportabili. Solo perché non hanno capito il segreto dell’accoglienza, e poi della sottomissione, dell’obbedienza come atto di generosità”.

Sono solo alcuni dei passaggi più illuminanti di Sposati e sii sottomessa. Pratica estrema per donne senza paura, discusso e ancor più discutibile pamphlet dell’ex giornalista del Tg3 (attualmente ricollocata a Rai Vaticano) Costanza Miriano, che a tre anni dalla prima edizione, datata 2011, ha ottenuto un inatteso supplemento di ribalta mediatica in seguito all’uscita della traduzione spagnola e alle inevitabili polemiche che ne sono scaturite.

Inevitabili perché il libro è stato pubblicato dalla casa editrice dell’Arcivescovato di Granada, avamposto dell’integralismo cattolico più retrivo sempre in prima linea nell’offensiva contro le conquiste sociali delle donne (legge sull’aborto in primis), e inevitabili perché in un paese che ha maturato, ben prima dell’Italia, la dolorosa consapevolezza del dramma della violenza di genere, il pamphlet è suonato fin dal titolo quasi come un’istigazione a delinquere, come un richiamo colpevolizzante a quell’antica e “virtuosa” omertà femminile al riparo della quale, nei secoli, gli uomini hanno potuto disporre del corpo e della vita delle donne come fossero di loro esclusiva pertinenza.

Tale è stato lo scandalo, in Spagna, che persino dall’interno del Partido Popular, braccio politico dell’Opus Dei e della Conferenza Episcopale, si sono levate numerose voci di donne indignate, mentre la Ministra della Sanità Ana Mato, anch’essa del PP, ha chiesto addirittura il ritiro del volume dalle librerie, spezzando il paradigma della disciplina di partito per proporre uno schema di larghe intese al femminile intorno a una questione su cui i maschi, arcivescovi a parte, sono rimasti prudentemente in silenzio.

Il problema è che l’autore del suddetto pamphlet è appunto una donna. Una donna con quattro figli a carico ma anche con un lavoro impegnativo e appagante, che ama viaggiare, correre le maratone, fare shopping e concedersi sfizi sacrosantamente frivoli, e che insomma si può considerare una sottomessa non praticante, serva fortunata di un Dio che, nell’assegnarle un marito moderno e tollerante, le ha risparmiato l’innegoziabile dovere cristiano del sacrificio e della sofferenza a tutti i costi.

Una donna, anche, che nelle pagine del suo libello sa alternare con disinvoltura citazioni da Philip Roth e da San Paolo, da Nora Ephron e dal Grande Lebowski, sciogliendo il suo giocondo integralismo salottiero in quella marmellata postmoderna, promiscua e un po’ paracula che è, da sempre, la cornice culturale di movimenti come Comunione e Liberazione o l’Opus Dei ai quali, chiaramente, la Miriano si ispira.

Basta peraltro una rapida visita alla bacheca della pagina Facebook o al seguitissimo blog per addentrarsi nel Pantheon ideologico di Costanza Miriano e capire quali siano i suoi veri referenti intellettuali e esistenziali: l’omosessuale redento, il marito che antepone Dio alla moglie, la donna ammalata di tumore che preferisce rischiare la propria vita pur di non abortire (e infatti morirà), oltre ovviamente al fondatore dell’Opus José María Escrivá de Balaguer.

Quanto al blog, i titoli dei post sono tutto un programma (“La risposta cristiana al razionalismo”, “Lettera a un amico omosessuale”, “La morte che santifica”, “Lotta per la vita”), così come sono tutto un programma certe frasi buttate lì di fronte ad attoniti colleghi suoi e nostri (“l’uomo e la donna dop sono un maschio ed una femmina che generano una vita. Gli altri sono geneticamente modificati”, “Le donne devono essere costrette a partorire”, “In ottica cristiana, il ruolo della donna è quello di morire o lavare i piedi”), quasi a testarne la soglia di tolleranza, a saggiare la tenuta di quel benemerito patto sociale sorto dagli anni Settanta di cui aborto e divorzio costituiscono i capisaldi e contro il quale le frange più integraliste della Chiesa cattolica stanno aspettando il momento giusto per sferrare l’attacco finale.

Resta la questione della censura, che in Spagna raccoglie consensi bipartisan mentre in Italia suscita, anche in ambienti laici e progressisti, ragionevoli perplessità. Dopotutto basterebbe non comprare il libro. Come, pur avendolo letto, siamo riusciti a fare noi.